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La nuova stagione del Cinema Ritrovato si apre con la distribuzione del nuovo, splendido restauro 4K di Una Storia Vera (The Straight Story) di David Lynch; restauro supervisionato (come sempre) dallo stesso regista.
Anche questa edizione curata con passione e competenza dalla Cineteca di Bologna si preannuncia molto ricca e interessante! Ecco alcune anticipazioni: Il cielo sopra Berlino di Wim Wender (ottobre 2023), Io ti salverò (Spellbound) di Alfred Hitchcock (dicembre 2023), The Dreamers di Bernardso Bertolucci (gennaio 2024), La signora della porta accanto di Francois Truffaut (febbraio 2024), Persepolis di Marjane Satrapi (marzo 2024), L’arpa birmana di Kon Ichikawa (aprile 2024), Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola…

Martedì 5 Settembre
ore 15.30 - 18.30 - 21.15
 
 


UNA STORIA VERA -
THE STRAIGHT STORY
di David Lynch, Usa, 1999, 1h52
con Richard Farnsworth, Sissy Spacek, Harry Dean Stanton, Everett McGill
Versione restaurata in lingua originale
con sottotitoli in italiano.

Incastonato tra due capolavori "oscuri" come Mulholland Drive e Strade Perdute, Una Storia Vera svetta proprio per la sua semplicità, risultando - paradossalmente, ma Lynch nei paradossi ci sguazza da sempre - il suo film più sperimentale e "strano", proprio perché il suo più classico e "normale" (lo straight del titolo originale - lo stesso cognome del protagonista - che sta anche per diretto, dritto, sincero, coerente; insomma tutto quello che non ci saremmo mai aspettati da Lynch).

La storia (vera, come da titolo italiano) di Alvin Straight è nota: quella di un anziano che decide - pur di incontrare dopo tanti anni il fratello malato, almeno per un'ultima volta, per riappacificarsi con lui - di imbarcarsi in un lungo viaggio dall'Iowa al Wisconsin, nel cuore dell'America più rurale, 500 km a bordo di un piccolo trattore tosaerba la cui velocità massima è di 8 km/h.

Non ci sono misteri in questo film, a parte uno, il più profondo: quello dell'animo umano, della sua fedeltà, dei suoi legami, della sua eroica e commovente cocciutaggine che lo porta a sfidare l'impossibile, o almeno l'improbabile. E il mistero (speculare) della Natura: il viaggio di Alvin Straight è solitario ma pieno di incontri come un vero e proprio road movie; quelli con l'umanità che incrocia lungo il proprio tragitto ma più ancora quelli con gli immensi e spettacolari paesaggi americani, sotto cieli la cui vastità sgomenta. Pianure assolate, tramonti di fuoco, notti stellate: il talento visionario di Lynch applicato non più ad incubi e ossessioni ma al cosmo sublime ed insondabile, come il destino umano.

Proprio per la sua resa visiva (esaltata dal nuovo restauro 4K supervisionato dallo stesso regista) e sonora (anche l'audio è stato rimasterizzato per l'occasione, sempre sotto l'attenta direzione di Lynch, per permetterci tra le altre cose di godere appieno della struggente ed elegiaca colonna sonora composta da Angelo Badalamenti) Una storia vera merita di essere visto e rivisto su grande schermo, nel suo cinemascope, bigger than life come l'impresa del vecchio Alvin Straight.
 
intero € 7,50 – ridotto € 6,00

Mercoledì 18 ottobre - ore 18.50
Venerdì 20 ottobre - ore 18.30
Martedì 24 ottobre - ore 21.15


IL CIELO SOPRA BERLINO
(Der Himmel über Berlin)
di Wim Wenders, RFT-Francia, 1987, 2h10
Versione restaurata in lingua originale
con i sottotitoli in italiano

Il cielo sopra Berlino è abitato da angeli. Condividono lo spazio, ma non il tempo, né il colore, con gli umani. Wenders firma la sceneggiatura con Peter Handke. Due anni dopo sarebbe caduto il Muro. "L'idea è sorta contemporaneamente da diverse fonti. Anzitutto dalla lettura delle Elegie duinesi di Rilke. Poi tempo addietro dai quadri di Paul Klee. Anche dall'Angelo della storia di Walter Benjamin. D'un tratto ascoltai anche un brano dei Cure che parlava di ‘fallen angels' [...]. Riflettevo anche su come in questa città convivano, si sovrappongano i mondi del presente e del passato, immagini doppie nel tempo e nello spazio, a cui venivano ad affiancarsi ricordi d'infanzia, di angeli in veste di osservatori onnipresenti e invisibili" (Wim Wenders).

 
intero € 7,50 – ridotto € 6,00



Martedì 7 novembre – ore 21.15
Mercoledì 8 novembre – ore 19.00
Venerdì 10 novembre – ore 18.30


IL GRANDE LEBOWSKI
(The big Lebowski)
di Joel e Ethan Coen, Usa, 1998, 1h58
Versione restaurata in lingua originale
con i sottotitoli in italiano

Il grande Jeffrey ‘Dude’ Lebowski, un reduce di giuste battaglie. Un eroe dei nostri (altri) tempi. Molto di più: un’icona di stile, con le sue camicie hawaiane, i bermuda, i sandali, la stazza debordante e filosofica, la malinconica coscienza di trovarsi sempre altrove rispetto al senso delle cose (che comunque non esiste). Beve Alexander, gioca a bowling, ha una collezione di amici scombinati, si confonde in cose di sesso con una maliarda rossa, figlia del miliardario che l’ha assunto perché porti a termine un affare di riscatti (il rapimento è il congegno narrativo di base, per i film dei Coen fino agli anni Novanta). Lebowski è insomma un Marlowe post-hippy, cinico quanto basta a salvarsi la vita, fedele ai propri principi etici ed estetici, incline a certi sogni lisergici. Nel loro film più divertente e rilassante, i Coen compongono con delicatezza l’elegia d’una marginalità di gran classe. In fondo, dopo di lui abbiamo guardato con più rispetto i nostri vecchi tappeti kilim: perché se Dude Lebowski ha detto che "danno un tono all’ambiente", bisogna pur credergli. (Paola Cristalli)

 
intero € 7,50 – ridotto € 6,00

Mercoledì 6 dicembre – ore 19.00
Giovedì 14 dicembre – ore 21.15
Venerdì 15 dicembre – ore 18.30


SPELLBOUND
(Io ti salverò)
di Alfred Hitchcock, Usa, 1945, 1h58
Versione restaurata in lingua originale
con i sottotitoli in italiano

“Volevo solo girare il primo film di psicoanalisi. Ho voluto rompere con il modo in cui il cinema presenta i sogni. Ho chiesto a Selznick di assicurarsi la collaborazione di Salvador Dalí. L'unica ragione era la mia volontà di ottenere dei sogni visivi con tratti netti e chiari. Volevo Dalí per il segno della sua architettura, le ombre lunghe, le distanze che sembrano infinite, le linee che convergono nella prospettiva, i volti senza forma" (Alfred Hitchcock). E voleva Ingrid Bergman per le ragioni di sempre: mettere in scena lo spettacolo di un'algida bionda persa in un amore che potrebbe esserle fatale. In realtà, la Bergman algida non è mai, gli occhiali e i capelli che sfuggono allo chignon fanno anzi della dottoressa Petersen uno dei personaggi più sexy della sua carriera. Quel palpitante titolo italiano che sostituisce l'enigmatico Spellbound nutrì fanciullesche vocazioni femminili alla psichiatria. Ma tra un passo e l’altro d’una psicanalisi illustrata come una favola, quali squarci formidabili sa aprirsi questa cinepresa: il povero Gregory Peck, che per antico trauma odia il bianco e le righe, s’inoltra nel candore d’un bagno piastrellato, e in un attimo comprendiamo “l’illimitato, criptico terrore che può emanare dagli oggetti” (James Agee); poi, il ritorno del rimosso, in due sole inquadrature silenziate, è il più conciso e agghiacciante che potremo mai ricordare. La resa dei conti, col suo finale fiotto di rosso, è scritta sul filo tra pathos e sudore freddo.

 
intero € 7,50 – ridotto € 6,00



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