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Martedì 7 novembre – ore 21.15
Mercoledì 8 novembre – ore 19.00 Venerdì 10 novembre – ore 18.30 ![]()
IL GRANDE LEBOWSKI
(The big Lebowski)
di Joel e Ethan Coen, Usa, 1998, 1h58
Versione restaurata in lingua originale
con i sottotitoli in italiano
Il grande Jeffrey ‘Dude’ Lebowski, un reduce di giuste battaglie. Un eroe dei nostri (altri) tempi. Molto di più: un’icona di stile, con le sue camicie hawaiane, i bermuda, i sandali, la stazza debordante e filosofica, la malinconica coscienza di trovarsi sempre altrove rispetto al senso delle cose (che comunque non esiste). Beve Alexander, gioca a bowling, ha una collezione di amici scombinati, si confonde in cose di sesso con una maliarda rossa, figlia del miliardario che l’ha assunto perché porti a termine un affare di riscatti (il rapimento è il congegno narrativo di base, per i film dei Coen fino agli anni Novanta). Lebowski è insomma un Marlowe post-hippy, cinico quanto basta a salvarsi la vita, fedele ai propri principi etici ed estetici, incline a certi sogni lisergici. Nel loro film più divertente e rilassante, i Coen compongono con delicatezza l’elegia d’una marginalità di gran classe. In fondo, dopo di lui abbiamo guardato con più rispetto i nostri vecchi tappeti kilim: perché se Dude Lebowski ha detto che "danno un tono all’ambiente", bisogna pur credergli. (Paola Cristalli)
intero € 7,50 – ridotto € 6,00
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Mercoledì 6 dicembre – ore 19.00
Giovedì 14 dicembre – ore 21.15 Venerdì 15 dicembre – ore 18.30 ![]()
SPELLBOUND
(Io ti salverò)
di Alfred Hitchcock, Usa, 1945, 1h58
Versione restaurata in lingua originale
con i sottotitoli in italiano
“Volevo solo girare il primo film di psicoanalisi. Ho voluto rompere con il modo in cui il cinema presenta i sogni. Ho chiesto a Selznick di assicurarsi la collaborazione di Salvador Dalí. L'unica ragione era la mia volontà di ottenere dei sogni visivi con tratti netti e chiari. Volevo Dalí per il segno della sua architettura, le ombre lunghe, le distanze che sembrano infinite, le linee che convergono nella prospettiva, i volti senza forma" (Alfred Hitchcock). E voleva Ingrid Bergman per le ragioni di sempre: mettere in scena lo spettacolo di un'algida bionda persa in un amore che potrebbe esserle fatale. In realtà, la Bergman algida non è mai, gli occhiali e i capelli che sfuggono allo chignon fanno anzi della dottoressa Petersen uno dei personaggi più sexy della sua carriera. Quel palpitante titolo italiano che sostituisce l'enigmatico Spellbound nutrì fanciullesche vocazioni femminili alla psichiatria. Ma tra un passo e l’altro d’una psicanalisi illustrata come una favola, quali squarci formidabili sa aprirsi questa cinepresa: il povero Gregory Peck, che per antico trauma odia il bianco e le righe, s’inoltra nel candore d’un bagno piastrellato, e in un attimo comprendiamo “l’illimitato, criptico terrore che può emanare dagli oggetti” (James Agee); poi, il ritorno del rimosso, in due sole inquadrature silenziate, è il più conciso e agghiacciante che potremo mai ricordare. La resa dei conti, col suo finale fiotto di rosso, è scritta sul filo tra pathos e sudore freddo.
intero € 7,50 – ridotto € 6,00
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