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Biglietto intero:
7,50 euro
Biglietto ridotto:
6,00 euro
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CARRIE – LO SGUARDO DI SATANA
(Carrie)
di Brian De Palma, Usa, 1976, 1h37
con Amy Irving, Sissy Spacek, Piper Laurie, John Travolta
Versione restaurata in lingua originale
con sottotitoli in italiano.
Il colore rosso invade spesso le inquadrature di Carrie, il cult firmato Brian De Palma che ha consacrato la fortuna cinematografica di Stephen King (il quale, spesso critico sulle versioni cinematografiche dei suoi libri, ha sempre amato questo film). Adattando il primo romanzo del grande maestro della narrativa horror nordamericana, il più ‘tecnico’, teorico, citazionista dei registi della new Hollywood costruisce una perfetta e barocca macchina del terrore, in cui il sangue diviene mezzo, simbolo e infine conseguenza di una maturazione adolescenziale mai così spietata. Fondamentale il corpo attoriale di Sissy Spacek, capace di esprimere la più violenta delle fragilità. Non le è da meno l’allucinata madre interpreta da Piper Laurie (entrambe si guadagnarono una meritata nomination agli Oscar). Carrie è anche un’opera seminale, che aprirà la strada agli slasher movie adolescenziali degli anni a venire: senza questo film non ci sarebbero state le saghe di Halloween, Venerdì 13 e Scream (e forse neanche le commedie scolastiche come Animal House). Di una cosa potete star certi: griderete di paura fino all’ultimo secondo.
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PARIS, TEXAS
di Wim Wenders, Usa, 1984, 2h28
con Harry Dean Stanton, Hunter Carson, Justin Hogg, Nastassja Kinsk
Versione restaurata in lingua originale
con sottotitoli in italiano.
Per Emmanuel Carrère Paris, Texas è “il film più calmo, più sobrio che Wenders abbia mai diretto”. Sicuramente è l’opera che ha definitivamente consacrato il regista tedesco tra i grandi autori del cinema mondiale, vincendo la Palma d’oro a Cannes. L’ultimo film del periodo americano di Wenders, scritto da Sam Shepard, è un road movie libero, tenero e disperato, un omaggio ai luoghi del western, una rilettura umanissima dei generi hollywoodiani. Un padre che invecchia sotto il cappello da baseball e un figlio bambino attraversano il Texas su un pick-up, in cerca d’una moglie e mamma perduta anni prima. Parlano di teoria del big bang e del perché lei se n’è andata. L’uomo, che aveva chiuso nel silenzio colpe e sconfitte, riscopre la parola e il senso delle relazioni umane. Li riscopre così bene che quando infine trovano la donna, in una specie di sex club dove le ragazze parlano ai clienti attraverso un vetro, senza vederli, Harry Dean Stanton può spezzarle e spezzarci il cuore raccontando una storia, che naturalmente è la loro storia. Lei è la Nastassja Kinski del 1984, e non c’è altro da dire.
Giovedì 7 novembre - ore 20.45: Metti un libro al Rondinella
In occasione del 35° anniversario della caduta del muro di Berlino Claudio Bartolini presenta INLAND Rote Armee Fraktion (Bietti)
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MATRIMONIO ALL’ITALIANA
di Vittorio De Sica, Italia, 1964, 1h44
con Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Aldo Puglisi, Tecla Scarano
Nel 1964 De Sica torna a Napoli per girare un film tratto dall’opera più celebre di Eduardo De Filippo, la sua “creatura più cara”, già molto rappresentata in giro per il mondo (a Parigi da Valentine Tessier, a New York da Katy Jurado) – per non dire delle migliaia di repliche sui palcoscenici italiani, protagoniste prima una leggendaria Titina, sorella di Eduardo, poi Regina Bianchi. Preferisce tuttavia (o non può, o non osa) non intitolare il film Filumena Marturano. Del resto, Eduardo viene interpellato per la sceneggiatura, ma subito sparisce; all’opera si accingono i soliti noti che hanno dato gloria al recente cinema italiano, e che rimodulano i tre atti della commedia in una scansione di flashback. Matrimonio all’italiana è titolo che ammicca, si traduce bene, ribilancia il peso dei divi: Sophia e Marcello all’apogeo della carriera, in un turbinio di Oscar e glamour. La sfida evidente è trasformare questa Loren, spettacolare e trentenne, nella consumata e drammatica Filumena. Per Mastroianni è più semplice: reinventa Domenico Soriano in chiave di gaglioffo amabile, galleggia da par suo sulla capacità di seduzione che in Eduardo era solo presunta o già sepolta.
Paola Cristalli
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DIVORZIO ALL’ITALIANA
di Pietro Germi, Italia, 1962, 1h45
con Leopoldo Trieste, Marcello Mastroianni, Stefania Sandrelli, Daniela Rocca
Il famigerato ‘delitto d’onore’ è la norma giuridica che spinge il protagonista del film, il barone Cefalù, all’ideazione del piano di morte e liberazione coniugale. Si calcola che nel periodo in cui il film veniva realizzato, i delitti d’onore che usufruivano di una pena da tre a sette anni (contro quella dai venti anni all’ergastolo per omicidio comune) fossero più di mille all’anno. […] A più di dodici anni dal suo primo film siciliano [In nome della legge] il mito della legge si rovescia nella messa in scena grottesca dell’impunità che essa produce perversamente, la credenza nella giustizia come forma universale in grado di redimere una società arcaica è sostituita dalla malizia immortale con la quale una società intera continua a perpetrare le barbarie dei propri costumi. […] La vera cesura nei confronti di tutto il cinema precedente di Germi sta nel rapporto tra la voce narrante e la scrittura cinematografica, tra l’adozione del punto di vista di un personaggio e la sua trascrizione in uno sguardo. […] Tutto sembra filtrato dalla mente e dal corpo di Fefè, dalla distanza tra la sua maschera e il suo desiderio nascosto.
Mario Sesti
ore 20.45: Metti un libro al Rondinella
Barbara Rossi presenta MARCELLO MASTROIANNI. Il divo gentile (Gremese)
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Viale Matteotti 425 Sesto San Giovanni (MI)
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